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Il “languishing”: sarà davvero l’emozione del 2021?

4 anni ago · · Commenti disabilitati su Il “languishing”: sarà davvero l’emozione del 2021?

Il “languishing”: sarà davvero l’emozione del 2021?

Difficoltà di concentrazione, scarso entusiasmo, sentirsi senza obiettivi: sono questi i principali vissuti che accomunano oggi molte persone  e che sono considerati una conseguenza psicologica a lungo termine della pandemia da covid.
Non si tratta di depressione perché la speranza non è azzerata, non si tratta di burn-out perché le energie non sono scomparse del tutto; si tratta di uno stato d’animo molto particolare, al quale lo psicologo americano Adam Grant, in un recente articolo comparso sul New York Times, ha dato il nome di “languishing”, che potrebbe essere tradotto in italiano con “languire”.
È uno stato di malessere, caratterizzato da stagnazione, senso di vuoto, svogliatezza, mancanza di prospettive; si vive come se ci si trascinasse nel corso della giornata, “come se si osservasse la propria vita attraverso un finestrino appannato”.
Secondo Adam Grant questa potrebbe essere l’emozione che accompagnerà il 2021.

Il sociologo Corey Keyes aveva coniato il termine “languishing” per indicare uno dei due poli del continuum della salute psicologica, che vede, sul lato opposto, il “flourishing“, il fiorire, ovvero uno stato psicologico positivo, una condizione in cui l’individuo esprime le sue potenzialità e vive pienamente la propria vita.
Il languishing si presenta quindi come una condizione che, pur trovandosi ancora all’interno dell’area della salute mentale, rappresenta un fattore di rischio e può sfociare, se non arginato, in un disturbo psicologico più grave.
Parte della della sua pericolosità risiede nel fatto che è spesso accompagnato da profonda inconsapevolezza: non si riconosce la sofferenza, ci si abitua al malessere, si è indifferenti alla propria indifferenza, non ci si rende conto che ci si sta piano piano spegnendo.

Adam Grant propone però delle soluzioni.
Innanzitutto è importante dare un nome a questa condizione, riconoscerla e capire che non siamo gli unici a viverla ma che, al contrario, è qualcosa che in molti stanno sperimentando. Capire che non siamo soli e prendere consapevolezza del nostro malessere è il primo passo per poterlo affrontare, o con le nostre risorse o facendoci aiutare da un esperto.

L’altra arma che Adam Grant propone è racchiusa nella parola inglese “flow”. Lo stato di flow o di flusso è un concetto sviluppato da Mihály Csíkszentmihályi, uno degli psicologi più famosi nell’indagine della psicologia positiva, per indicare quel particolare stato emotivo positivo che proviamo quando siamo completamente assorbiti da qualcosa, a tal punto da perdere la cognizione del tempo e dello spazio.
È uno stato di abbandono molto piacevole che può essere raggiunto realizzando qualsiasi tipo di attività come ad esempio la pittura, la scrittura, lo sport, a condizione che ci sia una stato di perfetto equilibrio tra le nostre capacità e le sfide che il compito presenta.

Secondo Adam Grant è importante, quindi, che ciascun individuo scopra quali siano le attività che gli permettano di sperimentare lo stato di flow, poiché proprio la magica sensazione di essere trasportati altrove pare essere uno dei migliori antidoti contro il languishing.
Solo così potremo tornare a vivere la nostra vita da protagonisti e smettere di osservarla da un finestrino appannato; solo così potremo tornare a farci ancora meravigliare dai colori, in un mondo che, per un po’ di tempo, ci è apparso in bianco e nero.

Articolo a cura della Dott.ssa Elisa Terren
Psicologa Psicoterapeuta a Mirano e Mestre